Page 14 - Tesina per Master EMERGENCY E DISASTER MANAGEMENT a cura di Orazio De Maria
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utilizzare in caso di emergenza. Si cita ad esempio la visita di Papa Benedetto XVI a Savona nel
            2007, in quella circostanza si sperimentò un software che permetteva a tutte le agenzie delle forze
            dell’ordine  e  del  soccorso  interessate,  di  conoscere  con  una  particolare  mappatura  interattiva
            presente sullo schermo tutte le ubicazioni delle forze schierate sul campo, in modo da coordinare i
            mezzi  navali  e  terrestri  in  tempo  reale.  Sperimentazione  che  si  rivelò    utile  perché  ogni  corpo
            militare  e  civile  presente  operava  su  frequenze  radio  diverse  tra  loro,  in  corrispondenza  delle
            postazioni  di  presidio.  In  pratica  la  stessa  cosa  che  è  possibile  realizzare  tramite  il  packet  radio
            gestito dai radioamatori ove fosse presente presso le sale radio di un COM. Evidentemente tutto
            questo  risulta  possibile  in  condizioni  di  ordinaria  amministrazione,  ossia  quando  tutti  i  servizi
            funzionano  con  regolarità,  più  avanti  si  spiegherà  che  non  è  sempre  così.  A  questo  proposito,
            tornando per un  attimo alle nostre comunicazioni di emergenza, sarebbe auspicabile l’utilizzo di
            un'unica  frequenza  radio,  anche  solo  in  ricezione,  da  scegliersi  sul  momento    in  caso  di  grandi
            eventi,  ove  inviare  i  principali  allarmi  o  direttive.  Durante  gli  eventi  catastrofici  dell’undici
            settembre  del  2001,  all’interno  delle  torri  gemelle,  molti  soccorritori  perirono  poiché  poliziotti,
            vigili del fuoco e personale sanitario utilizzavano canali radio differenti, e quindi con scarsità di
            coordinamento  interforze.  Per  questo  motivo  gli  avvisi  dell’imminente  crollo  della  struttura  non
            arrivarono a tutti in tempo utile.


















                                                                                        Fig. 4


                                                                           Fig. 5













                                                                             Fig. 6










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